La prima descrizione certa di questa pianta (con il nome di Majorana) ci arriva dal XIII secolo per mano di Albertus Magnus, vescovo cattolico, scrittore e filosofo tedesco appartenente all'ordine domenicano. Ma forse era conosciuta già ai tempi di Gaio Plinio Secondo (Como, 23 – Stabiae, 25 agosto 79]), scrittore, ammiraglio e naturalista romano, che descrive un vegetale sconosciuto con il nome di amaracus. Riferimenti a questa pianta si trovano ovunque dall'Europa (Francia, Germania e Spagna) alla Tunisia e fino all'India, coltivata per alimentare l'industria delle essenze con l'"Olio essenziale di maggiorana" usato nella produzione dei saponi, per profumare carni insaccate e naturalmente nell'erboristeria e nella cucina. Si distingue dall'Origanum vulgare per l'odore ed il gusto più delicato. Secondo la medicina popolare questa pianta ha le seguenti proprietà medicamentose: antidepressiva, antisettica, antispasmodica, espettorante e tonica.